Una nuova esperienza sensoriale sta infatti prendendo piede quest’estate sui palchi del jazz, rendendo accessibile la musica neroamericana anche a una categoria solitamente tagliata fuori da esperienze acustiche, quella dei sordi.
La fruizione è molto semplice, ritmo e tonalità sono dati dal tipo di vibrazione di sfere (Sensitive Spheres), la frequenza dall’intensità luminosa, mentre il “mood” dal colore della luce. Le sfere tattili sono state create dall’architetto Gregorio De Luca Comandini dello Studio Nebula in collaborazione con lo studio di design Noidea Lab, che integrano la percezione uditiva con stimoli tattili e visivi per regalare ai sordi l’esperienza della musica. Le sonorità dolci producono tonalità rosse, arancio, viola, mentre sonorità fredde tendono verso il ciano, il blu, il verde elettrico. L’idea è stata sviluppata sui palloncini volanti che i sordi portano ai concerti per entrare in relazione con lo spettacolo attraverso la vibrazione prodotta delle onde sonore sulla superficie del gonfiabile tesa dal gas.
Presentato al Torino Jazz Festival in occasione del concerto di Fabrizio Bearzatti, il progetto Spheres finanziato da Toyota ha fatto un salto di qualità ad Umbria Jazz a Perugia incontrando la musica di Stefano Bollani, in scena con il tributo a Frank Zappa di “Sheik yer Zappa”, e quella del “Brass Bang!” di Paolo Fresu.
Il futuro delle Spheres, comunque, non è vincolato solo al jazz perché le Spheres possono essere usate anche per ballare.
Insomma la sordità, se non superata, può essere almeno aggirata. Quindi innovazioni come le Sensitive Spheres servono non solo alle persone affette da sordità, ma pure ai musicisti per capire come fanno le persone affette da danni all’apparato uditivo a sentire musica e a lasciarsi emozionare da essa.
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