di Maria Stella Falco
Evento rarissimo, in questi giorni, nelle mie zone, sta nevicando. Siamo tutti in stand by. Complici anche le Feste appena terminate, in questi giorni non sto studiando, pur avendo un esame imminente.
Ieri sera, prima che, da stamattina, la tv smettesse di funzionare, sicuramente a cuasa del gelo che avrà colpito qualche filo esterno, ho visto, sintonizzandomi in prima serata su Canale 5, la prima storia della nuova edizione del programma “C’è posta per te”, condotto da ormai vent’anni da Maria De Filippi.
Come da tradizione, da ormai qualche anno, ogni settimana la trasmissione inizia così: “Questa è la storia di un regalo”; poi in studio viene proiettato su un maxischermo il video relativo all’ospite di turno, “il regalo”, da regalare al/la protagonista della storia, solitamente una persona che sta affrontando, per vari motivi delicati, un periodo difficile della sua vita. Il pubblico, in genere quello femminile, guardando il video relativo all’ospite, è solitamente in delirio, mentre “colui/lei che chiama la trasmissione” è già seduto/a sul puff con una bella scorta di fazzolettini.
La storia di ieri riguardava una moglie trentenne che, prima delle nozze e prima di trasferirsi in Francia in un appartamentino di 25 mq per impegni lavorativi del marito, ha scoperto di essere malata di sclerosi multipla. La ragazza, alla notizia di avere una malattia, non aveva (giustamente) reagito bene e, tutt’ora, teme che il marito la abbandoni in virtù del suo stato di salute.
Ciò che, a proposito di questa storia e di storie come questa, vorrei far notare, è che, quelle presenti nella storia di ieri ed in altre storie, sono tutte dinamiche intra-interpersonali che si possono presentare in situazioni come quelle considerate (insorgenza di problemi di salute in giovane età), e che, tali dinamiche necessitano di elaborazione-superamento intima/o, con l’aiuto di figure professionali specifiche.
Mi colpisce la scelta, secondo me fuori luogo, di Maria De Filippi di proporre questo genere di storie per spettacolarizzare certi vissuti (giustamente) dolorosi e delicati ed ancora da elaborare, puntando sul sicuro impatto emotivo suscitato sul pubblico. Sono consapevole della necessità di motivare a reagire, in qualunque modo possibile (anche romanticamente), coloro che si trovano in difficoltà, e so quanto ciò sia importante, ma tutto ciò, secondo me, dovrebbe essere fatto con discrezione.
Alla protagonista della storia di ieri, consiglierei una lettura del libro di Maria De Giovanni “Sulle orme della sclerosi multipla” (Grauss Editore, 2015): “[…] che questo libro sia il deterrente per cercare la forza che è in te./Ti auguro di cercarti e trovarti incamminandoti sulla strada del tuo RITORNO […]”
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