di Maria Stella Falco
“Mamma, in palestra, tu mi accompagni alle 18.00, poi tornerò con la zia alle 20.00” – ho detto a mia madre giovedì pomeriggio. Avrei dovuto dirle “al centro di fisioterapia”, ma quel posto per me è la mia palestra! Mi piace sentirmi autonoma nell’organizzare i miei spostamenti, tenendo conto di chi può accompagnarmi, qua e là. Lo posso fare, lo devo fare. Me lo sono “imposta” da sola: si tratta della mia vita, del mio ben-esssere, della mia autonomia. Ne vado fiera, molto fiera.
Una piccola parentesi: è anche tempo di iscrivermi, di nuovo, a scuola guida: l’ho deciso in questi giorni e ricontatterò a breve la Motorizzazione, per cominciare a sbrigare la pratica.
Giovedì a sera, dunque, dopo “vari giri” insieme a mia zia, dopo la fisioterapia, son tornata a casa: mia madre mi aveva preparato qualcosa da mangiare e mio padre guardava “Striscia la notizia”. Era in onda l’ennesimo servizio sui “falsi invalidi”. Ho subito pensato che chi si atteggia a disabile solo per impietosire, per racimolare qualche soldo (che potrebbe racimolare diversamente), in realtà non ha la benché minima idea di cosa vuol dire essere persone disabili, con difficoltà e potenzialità da vivere.
Quelle persone, che spudoratamente ammettono “di star bene” (la disabilità non sempre è dovuta a una malattia, non sempre vuol dire letteralmente “star male”; ed anche chi ha malattie affronta con coraggio e determinazione la vita, con tutte le sue sofferenze ed esperienze positive) offrono al pubblico solo “una caricatura” dell’immagine disabilità.
Per fare qualche esempio, rispetto a ciò che si è visto nel servizio, essere disabili non significa “camminar male, zoppicando, usando una stampella”, significa “cammino come meglio riesco, ma questo modo di camminare; non è un brutto modo di camminare, è il mio modo di camminare … e te lo “mostro” venendoti incontro, orgogliosa di averti raggiunto per salutarti” ….
Vorrei che la gente riflettesse molto, a proposito di disabilità! Mi occupo dell’analisi dei significati che il pubblico attribuisce alla realtà delle persone disabili fin da quando scrivevo la mia tesi di laurea triennale: non mi sono riconosciuta in quelle persone e credo che tutte le persone disabili non si siano riconosciute! Credo che, al pubblico, forniscano un’immagine di noi che non ci appartiene.
Complimenti a “Striscia” per l’attenzione che pone verso questo fenomeno. Vorrei che la gente riflettesse molto, a proposito di disabilità, a proposito della vera disabilità.
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