di Maria Stella Falco

Oggi, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, come ogni anno, in tutto il mondo, ci si mobilita e, attraverso vari eventi, a cui parteciperanno pure tante donne disabili, si dice il proprio “no” ad ogni forma di violenza contro le donne.

Guardando all’Italia, segnaliamo la manifestazione romana “Non una di meno”, iniziativa alla quale ha aderito formalmente la FISH ((Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e che dunque vedrà la partecipazione di molte donne disabili con uno striscione e una scritta: “Le donne con disabilità contro ogni discriminazione e violenza”. E’ certo che le donne disabili siano maggiormente esposte al rischio di subire violenza (fisica e psicologica) o emarginazione, in virtù del loro essere donne-disabili.

ItaliAccessibile vi invita a riflettere sul fenomeno della violenza sulle donne proponendovi la sinossi di un romanzo scritto dall’autore “emergente” salentino, casaranese, Francesco De Giorgi, classe 1984.

Nel 2007 laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Siena. Il suo primo romanzo è stato Tu prepara il filtro (Besa, 2011).

Leggendo il romanzo Una buona stella (Lupo Editore, 2013), ricevuto in dono alla premiazione del Concorso “Obiettivo Inclusione”, indetto dall’Istituto “Olivetti” di Lecce, col patrocinio di importanti partners, chi scrive ha potuto conoscere una storia di violenza. Una storia di violenza – ambientata nel Salento – che, seppur frutto dell’inventiva dell’autore, l’ha ha portata a riflettere ulteriormente su un tema che, purtroppo è sempre drammaticamente reale.

Quanto tale fenomeno sia diffuso, e dunque da contrastare, chi scrive, chi scrive, l’ha potuto dedurre da esperienze formative nell’ambito del Servizio sociale; tuttavia, proponendo la sinossi e uno stralcio di un romanzo sul tema, chi scrive, vuole dimostrare l’utilità di certa letteratura.

SINOSSI: Francesco De Giorgi, Una buona stella, Lupo Editore, 2013

Franco Quadriglia è un impiegato comunale cinquantenne di Gallipoli, una persona insoddisfatta e infelice. La sua vita è fatta di routine e sufficienza. Gli unici attimi di felicità nel torpore dei suoi giorni sembrano essere offerti dalla presenza di Carmela, la donna che ha sempre amato e che non ha mai avuto. E proprio quando il grigiore della sua esistenza sembra ormai destinato a sommergerlo e a soffocarlo definitivamente, arriva Stella.

Una bellissima ragazza albanese, dall’aspetto etereo ma dal passato infernale. La diciassettenne è vittima del racket della prostituzione, i cui segni non sono solo scolpiti nella sua anima, ma sono tangibili soprattutto sul suo corpo. Fra solitudini, malvagità e incomprensioni, fra i due si instaura un rapporto speciale, forse preludio di salvezza.

Purtroppo, però, non sempre l’incontro ‘con una buona stella’ porta a un ‘lieto fine’. Spesso si vive solo elemosinando attimi di fugace felicità.

[Franco] è appena uscito dalla caserma dei carabinieri, dopo aver effettuato una denuncia per sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile. E per violenze e lesioni su una minorenne. Un coraggio inaspettato, venuto fuori solo per merito di una frase detta la sera prima: ci sono io adesso!

In questo momento ripensa all’intero pomeriggio trascorso a deporre in caserma; a raccontare la storia di Stella. Ripensa alle domande serrate che gli sono state poste e alle risposte bugiarde riguardo una certa Stella Shingerji, <<trovata per caso qualche notte fa, bisognosa di aiuto>>. D’altra parte, non poteva mica dire ai carabinieri che aveva assunto in nero una ragazza priva di documenti. Così gli è venuto in mente di prepararsi una storia falsa pur di poter raccontare la vita di una giovane ragazza albanese, arrivata in Italia clandestinamente, costretta a prostituirsi. […]

[…] Non è da tutti raccontare ai carabinieri i modi con cui i vari clan della mafia albanese prelevano le ragazze dalle loro famiglie e le portano in aree controllate, la violenza inaudita esercitata nei loro confronti, le minacce e le pressioni fisiche per costringerle a prostituirsi.

<< La ragazza adesso si trova a casa mia >> ha dichiarato.

Ritrova sulla pelle gli stessi brividi di paura che aveva avvertito lungo il tragitto da casa fino alla caserma.

<< Sta a casa. C’è anche mio padre >>.

Ha spiegato a lungo a Donato le cose da dire ai carabinieri, per tranquillizzarlo riguardo alla probabile visita delle forze dell’ordine e per fare in modo che non mettesse nei guai Stella e figlio in merito al lavoro nero. Dovrà solo confermare che per due giorni la ragazza ha dormito in quella casa perché è stata trovata bisognosa d’aiuto. Se gli riesce, dovrà anche sembrare più rincoglionito del solito. Del resto non sa nulla.

Quando una pattuglia dei carabinieri è andata a casa Quadriglia per prelevare la ragazza, ha trovato però solo il povero Donato, che a fatica è riuscito ad aprire il portone dal pulsante sul citofono. Aveva in mano un rosario e la televisione accesa su La vita in diretta.

<< Maresciallo, la ragazza non era in casa >> ha detto un ragazzo sui trent’anni, in divisa, al ritorno dall’ispezione.

Franco se lo aspettava. Ha fatto di tutto per lei, per ridarle una libertà, ma se lo aspettava. E alla notizia è rimasto impassibile, fissando il maresciallo in attesa di qualche decisione.

<< Deve essere scappata! >> ha detto senza stupore.

Sono partite alcune volanti alla ricerca della ragazza, ma dentro di sé Franco sa che, se ha deciso di andarsene da quella casa, Stella non si farà mai prendere.


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Di Maria Stella Falco

Sono Salentina della provincia di Lecce, socia e collaboratrice volontaria, curo la Rubrica Esperienze Accessibili sul blog ItaliAccessibile. Ho sempre amato scrivere, poesie e racconti, articoli. Ho una disabilità motoria e considero “la disabilità una manifestazione creativa di una speciale normalità. In un mondo globalizzato, grazie alla diversità di ognuno.", come ho scritto nella mia tesi triennale in Letteratura Italiana contemporanea. Da quando un incontro mi ha permesso di rivalutare la mia vita e la mia disabilità, mi impegno nel sociale a diffondere la “cultura della disabilità” con tanto entusiasmo…

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