E’ stata trasmessa Martedì 14 Novembre, in prima serata su Rai uno, la nuova serie televisiva “La strada di casa”, con due episodi, prodotta da Luca Barbareschi, regia di Riccardo Donna. Nel promettente cast ritroviamo attori famosi, di bella presenza che, in televisione e al cinema, nel corso della loro lunga carriera, hanno dimostrato ottime capacità interpretative (Alessio Boni, Lucrezia Lante della Rovere, Sergio Rubini, ecc.).

Non mi soffermerò troppo sulla trama di uno “sceneggiato d’altri tempi”, dato che la messa in onda della prima puntata di questo lavoro per la televisione risale solo a qualche giorno fa.

Ho intenzione di seguire “La strada di casa” anche nelle prossime puntate per offrirne, poi, una mia interpretazione complessiva.

Il mio interesse per questo “prodotto” è nato da domande che mi son fatta, senza saper assolutamente nulla della trama:

“Che significato ha il titolo?”

“Perché nel titolo compaiono la strada e l’ambiente casalingo?”

“Quale sarà la strada di casa”

”Chi percorrerà la percorrerà?”

“Cosa vivrà lungo questo percorso che lo riporterà a casa?” “

“Perché la strada conduce il protagonista a casa?”

“Da dove torna?”

“Dove è la sua casa”?

Come faccio spesso, ho riflettuto sul mio cammino di vita, costellato di eventi, ai quali so, è importante, innanzitutto, che la persona che li vive dia senso.

In fondo, dunque, al di là di tutto, interessarmi a questa serie televisiva mi ha dato, ancora una volta, modo e motivo di chiedermi il significato del mio percorso di vita.

Ho pensato, così, che, ognuno di noi, giornalmente, segue il proprio percorso di vita, vivendo anche circostanze e situazioni imprevedibili, impensabili e negative che, in ogni caso, è auspicabile che siano fronteggiate con positività, cogliendo il valore positivo di ogni esperienza vissuta.

Durante messa in onda delle puntate, scopriremo, anche mediante flashback, tutta la storia di: una vita (quella di Alessio Boni alias Fausto Morra, proprietario di un’impresa agricola piemontese apparentemente “in buona salute”, l’uomo e la sua azienda); una famiglia, la sua.

Tutti, ed è questo ciò che ho scoperto, ancora una volta grazie alla tv, dovranno e (e riusciranno, o no? a) “ritornare a casa”, non solo in senso concreto, ma soprattutto in senso metaforico, intendendo per “ritorno a casa” l’evento interiore che succede, cioè che “avviene dopo” aver vissuto particolari vicende negative; essersi rimessi, per un motivo o per un altro, in discussione.

L’evento traumatico che coinvolge Fausto Morra e in una delle scene iniziali de “La strada di casa”, e di conseguenza il vissuto e le scelte di tutta la sua famiglia, è un incidente automobilistico e porta ad avere una situazione di disabilità capitatogli proprio mentre, dopo una giornata di lavoro in cui ha cercato di celare problemi finanziari della sua azienda, torna a casa.

Il personaggio interpretato da Alessio Boni, dopo aver vissuto l’incidente e cinque anni di coma, si risveglia e dovrà far luce sulla sua situazione, famigliare e lavorativa, radicalmente cambiata e difficile da affrontare. Mediante un notevole sforzo cognitivo, di memoria, psicologico ed emotivo, scoprendo dettagli inquietanti a suo riguardo, Fausto cercherà d riprendere in mano la sua vita.

Un flash mi ha fatto ricordare: in occasione della mia tesi magistrale analizzai un film per il cinema, “Le chiavi di casa”: anche in quel caso mi interrogai molto, sul senso di quel titolo e di quel percorso, concreto ma, soprattutto, interiore.

La seconda puntata andrà in onda martedì 21 novembre sempre su Rai 1.


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Di Maria Stella Falco

Sono Salentina della provincia di Lecce, socia e collaboratrice volontaria, curo la Rubrica Esperienze Accessibili sul blog ItaliAccessibile. Ho sempre amato scrivere, poesie e racconti, articoli. Ho una disabilità motoria e considero “la disabilità una manifestazione creativa di una speciale normalità. In un mondo globalizzato, grazie alla diversità di ognuno.", come ho scritto nella mia tesi triennale in Letteratura Italiana contemporanea. Da quando un incontro mi ha permesso di rivalutare la mia vita e la mia disabilità, mi impegno nel sociale a diffondere la “cultura della disabilità” con tanto entusiasmo…

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