Grintosa, energica e dall’ottimismo contagioso, Federica Bambaci, ballerina 20enne siciliana con disabilità, ha fatto dei suoi sogni una ragione di vita ed un motore propulsore per sé stessa e per tutti i suoi fedeli ammiratori che, numerosi, la seguono sui social nella sua attività di disability fashion blogger, influencer e ballerina.
La bella Federica, per chi non avesse avuto ancora modo di conoscerla sui canali social, convive dalla nascita con la tetraparesi spastica, una disabilità motoria molto importante che, però, non ha mai fermato la sua carica, la sua vitalità tipica della sua giovane età e la sua passione per la danza, poiché lei stessa ha sempre creduto che la disabilità sia un modo per conoscere se stessi, le proprie capacità e non è assolutamente un limite. ItaliAccessibile l’ha intervistata per voi.
Chi è Federica Bambaci, da dove è nata la tua passione per la danza?
Negli ultimi anni soprattutto, la danza si è mossa in correlazione con quello che cerco di trasmettere ogni giorno ai miei sostenitori e alle mie sostenitrici, ovvero forza, determinazione. A queste ultime in particolare, cerco di trasmettere il messaggio che ogni donna, indipendentemente dalla propria condizione fisica, può trasmettere sensualità.
Da quando la danza si è trasformata in un veicolo di comunicazione tra te e gli altri? Eri piccola o già adulta?
Mi sono approcciata alla danza sin da piccola, è sempre stata una passione che ardeva in me, ma ho iniziato in maniera tardiva perché non trovavo le palestre che fossero aperte e disponibili a questo tipo di attività adattata. Per un certo periodo, poi, a causa di alcuni problemi di salute, ho dovuto lasciare la danza per poi riprendere a 16 anni con lo stile modermo e poi il caraibico, quest’ultimo che ben si sposa con il messaggio che voglio trasmettere e del quale parlavo prima.
Lo sport è un canale di comunicazione e di trasmissione di valori non solo per gli atleti, ma anche per gli appassionati: cosa vuoi comunicargli, cosa vuoi che sappiano di te?
Vorrei che le persone che mi seguono, vedessero la mia capacità di mantenermi in costante movimento e che, soprattutto le donne, capissero il mio messaggio di empowerment rivolto a loro: obiettivo per il quale mi batto costantemente.
Lo sport non è solo fonte di salute, ma anche uno strumento di inclusione sociale per ridurre le distanze e le differenze: ti è mai capitato di confrontarti con altre forme di disabilità o con atleti normodotati e come hai vissuto tali esperienze?
Grazie per questa domanda. Proprio attraverso lo stile caraibico, cerco di abbattere quelli che sono sia i pregiudizi che gli stereotipi, sia maschili che femminili, nei confronti delle donne con disabilità. Infatti, attraverso i movimenti e le movenze che faccio, noto spesso espressioni di sorpresa negli occhi di chi mi guarda e questo mi riempie d’orgoglio e di gioia. Sono stata persino soprannominata la “principessa della bachata” e ho ballato con artisti nazionali ed internazionali come Carlos Espinosa, Simona Buonanno e Simona y Danila che hanno tutti abbracciato il mio messaggio. Abbattere questi stereotipi mi ha fatto stare davvero bene perché, se un uomo riesce a guardare una donna con disabilità con occhi nuovi e senza pregiudizio, e una donna riesce a guardare sé stessa senza pregiudizi, allora penso di aver raggiunto il mio obiettivo.
Cosa vorresti dire a chi vede la realtà paralimpica con sospetto o pregiudizio o non riesce a capire quanto possa essere importante per ripartire dopo un evento traumatico quale può essere un incidente?
Tutte le donne le donne possono essere sensuali, tutte hanno qualcosa da trasmettere e da comunicare. La disabilità sta negli occhi di chi la guarda e nessuno di noi è “abile” al 100%, quindi sta anche alla società che ci circonda imparare a guardarci e a guardarsi con occhi diversi: le differenze di ciascuno di noi arricchiscono in maniera diversa e sono belle perché hanno questa grande capacità.
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