Maria Stella FalcoMaria Stella Falco

di Maria Stella Falco

Maria Stella Falco

In questo articolo vi racconterò un po’ di me: credo sia giusto farlo perchè, tutto ciò che scrivo e che faccio in questo ambiente, è motivato da una mia scelta che cambiò la mia vita, anni fa.

È passato un mese da quando scrivo come volontaria per Italiaccessibile, i primi di luglio di quest’anno, in effetti, per me è arrivata questa importante occasione, un’occasione che aspettavo da sempre: perciò voglio dirvi perché scrivo di tutto ciò che riguarda la disabilità, qui e altrove, e perché vivo con entusiasmo ormai innumerevoli piccole-grandi esperienze ed emozioni.

Faccio questo non per casualità: non credo più al caso! Secondo me, per quanto riguarda la mia vita e quella degli altri, “nulla succede per caso”: si verificano coincidenze che cambiano il corso della nostra vita – come sostiene lo psicologo junghiano Robert Hopcke in un suo libro del 2003. Il mio percorso di rinascita interiore iniziò quando feci l’unica scelta importante che potevo fare nella mia vita: decisi di riprendere in mano la mia vita, dopo un bruttissimo periodo. Tutto cominciò quando credevo di stare per arrendermi – ma non mi arresi.

Decisi, poi, di raccontare la mia rinascita interiore – dopo essermi ri – appassionata a leggere testi di psicologia – nell’ambito delle mie tesi. La mia esperienza di tesista in Letteratura italiana contemporanea presso l’Università del Salento, con relatore il Prof. Antonio Lucio Giannone – che ha sempre condiviso le mie idee, incoraggiandomi, come i miei genitori, anche a scrivere sulla disabilità – è stata l’incipit del mio percorso narrativo, che continua!

Nella tesi triennale, oltre a raccontarmi, analizzai l’opera di Giuseppe Pontiggia “Nati due volte” (Mondadori, 2000): fu uno dei primi racconti sulla disabilità che lessi, insieme al libro “Profondo come il mare. Io e i miei amici disabili” (Paoline Editoriale Libri, 2010). Fu Miryam Altamore, quando riuscii a contattarla su Fb, a consigliarmi di leggere il suo libro, allora una recentissima pubblicazione. Scoprì molto più di me, della mia condizione, di come potevo riscoprirla “da grande”, attraverso quelle prime letture. Il titolo del libro della Altamore mi incuriosì, perché sapevo (e so) che la mia voglia di ritornare a vivere e a sorridere fiduciosa alla vita la dovevo (e la devo) pure a chi, nel tempo, è diventato un mio amico speciale.

Fu il prof Giannone, invece, a consigliarmi di reperire e leggere il libro autobiografico del poeta e narratore tarantino Cosimo Fornaro “Emiliana e l’handicap” (Milano, Camunia, 1985), dove ricorre l’espediente del viaggio, attraverso la Sicilia, di “due creature interrogative”, di un padre tarantino e di sua figlia disabile psichica – verso il centro medico-psicopedagogico “Oasi” di Troina (Catania), dove Emiliana vive parte dell’anno.

Il testo, presente in provincia di Lecce nel “Fondo Gino Rizzo”, era reperibile presso la Biblioteca comunale di Cavallino (Lecce). Non avevo mai avuto l’occasione di andare a Cavallino, prima di allora, quando mi ritrovai in un luogo ricco di libri e, tra l’altro, molto accessibile. Anche io consiglio a voi la lettura di questo libro. Di Fornaro ebbi l’occasione di leggere altra bibliografia e di scrivere altro, in un’altra bella occasione della mia vita…!

“Lavorare” alla mia tesi magistrale, sviluppo dei precedenti studi in un’ottica ancora letteraria ma pure ancora multidisciplinare, psico-pedagogica – è stato un altro tratto meraviglioso tratto del mio cammino. In quell’occasione non scrissi solo la tesi – ancora incentrata sull’analisi di scritti autobiografici di famigliari di persone disabili o di persone disabili, oltre che sull’analisi di una selezione di film sulla disabilità motoria – ma creai, grazie all’aiuto di amici, anche materiale multimediale accessibile. Un video, montato da Serena Grasso e sottotitolato per i non udenti e un cd con il file della mia tesi leggibile dai non vedenti grazie a “lettori parlanti di testi” realizzato dall’UIC – sezione di Lecce – che racconta con le immagini e attraverso la voce la mia tesi. Pensai di realizzare questa idea già quando ancora dovevo terminare il corso di laurea triennale in Lettere Moderne, frequentando il corso di formazione “Tecnoabilitiamoci” (finanziato con l’Avviso pubblico “Azioni di sistema a favore dell’associazionismo familiare – anno 2009 – REGIONE  PUGLIA Area Politiche per la promozione della salute delle persone e delle pari opportunità, Servizio Politiche di Benessere sociale e pari opportunità) realizzato dall’APS leccese StradeGiovani, col sostegno di importanti partner. Che bella esperienza pure fu, pure quella!

Successivamente ebbi modo di raccontare la mia esperienza umana e quegli studi che l’Università del Salento mi ha da sempre dato modo di sviluppare: durante la mia partecipazione a una serata di presentazione di un progetto pilota, dove lessi parte del mio racconto autobiografico, inserito nella mia tesi triennale; quando partecipai all’inaugurazione di un anno accademico, dove pure lessi parte dello stesso racconto; durante il mio seminario “Ti racconto un’emozione” tenuto, con l’appoggio del prof Giannone e del Centro Integrazione, presso l’Univesità del Salento – momento che ha contato sulla partecipazione, in collegamento Skipe, di Laura Boerci, scrittrice che in quell’occasione presentò a Lecce la sua favola reale dedicata soprattutto ai bambini: “Un sogno vero (Ibiskos Editrice Risolo, 2013); l’opera è arricchita da disegni realizzati e dipinti a bocca da Laura che, recentemente, ha presentato la stessa favola in versione animata: di questo lavoro, come di tutta la produzione letteraria di Laura e delle tantissime altre attività in cui è impegnata, scriverò prossimamente. Al seminario partecipò pure, come relatrice, Serena Grasso, che parlò del suo cortometraggio d’esordio “InContro – Una passeggiata in corto”, girato nel centro storico di una bella città – Lecce – che ha saputo accogliere lo svolgersi di “una storia sulla disabilità” Così Serena ha esordito come regista, recitando anche come protagonista, insieme a Salvo Simboli e ad altri attori di fama nazionale. Sicuramente, in futuro, avrò ancora l’occasione di parlavi anche del suo impegno nel sociale!

Tornando a dirvi di qualche mio piccolo-grande sogno realizzato, ho anche partecipato, come relatrice, a presentazioni di libri di scrittori emergenti e tenuto la mia testimonianza in varie occasioni.

Dunque, da quando ho ripreso in mano la mia vita, dicevo all’inizio, ho ripreso a raccontarmi anche ad alta voce, a impegnarmi nel sociale – l’anno scorso sono stata Volontaria di Servizio Civile presso alcune infrastrutture del mio Comune, vi parlerò più approfonditamente pure di questo, ora non voglio prolungare molto questo articolo! – ma non ho mai smesso di raccontarmi per iscritto, e credo che mai lo farò.

A proposito, l’emozione più bella l’ho vissuta il 29 marzo 2015, durante la serata di presentazione del libro collettivo “Parole Battute” (UniSalentoPress, 2015) – contenente i racconti brevi dei vincitori del Concorso Letterario “Libri in Officina”, promosso dalle “Officine Cantelmo” (società cooperativa di Lecce) nell’ambito del Progetto “Spazio ai giovani, spazio alle idee per una città europea”, finanziato dall’Assessorato dalle Politiche Giovanili – Bollenti Spiriti della Regione Puglia. Segnalo le “Officine Cantelmo” come struttura accessibile.

Anche io ho vinto questo Concorso e questa pubblicazione, ed è stato pubblicato proprio il mio racconto breve che decisi, anni fa, di inserire nella mia tesi laurea triennale. Col titolo: “Per sempre, per un attimo”, come scrive Pontiggia nell’ultima pagina di “Nati due volte”.

Generalizzando, la letteratura – pure quella dedicata ai bambini e ai ragazzi – e il cinema raccontano sempre più spesso storie sulla disabilità ed è un bene che lo facciano; è un bene che raccontino la disabilità, che personalmente ritengo essere: “una manifestazione creativa di una speciale normalià. In un mondo globalizzato, grazie alla diversità di ognuno”.

Questo articolo è nato come primo input sull’argomento letteratura e racconto della disabilità, in un momento in cui sento ancora una volta di volermi raccontare e di voler raccontare, da questa visuale, quello che anche io credo essere “non un mondo a parte, ma una parte del mondo”.


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Di Redazione di italiAccessibile

Responsabile del blog Pierpaolo Capozzi

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