di Maria Stella Falco
Siccome ieri è stata la “Giornata mondiale degli insegnanti” istituita dall’UNESCO “per attuare una riflessione sul ruolo dei professionisti della formazione”, oltre al mio precedente articolo “sull’argomento”, vi propongo anche la storia di Maria Claudia Cantoro, docente precaria da sei anni, con grave disabilità.
In questi giorni, anche grazie al fatto che se ne è parlato durante una puntata della trasmissione “Ai confini del mondo” su Radio FinestrAperta, dove è andata in onda anche un’intervista a Pierpaolo Capozzi, responsabile del blog ItaliAccessibile (di cui scriverò prossimamente) ho conosciuto la sua storia familiare e lavorativa.
Maria Claudia quest’anno dovrebbe insegnare Diritto ed Economia in una scuola di Cagli, un paese di montagna in provincia di Pesaro che dista 250 km dalla sua abitazione, difficilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto (“per la verità, quest’ inverno, non sarà nemmeno raggiungibile con quell’unico bus, per me inaccessibile, che è di linea – mi dice al telefono”).
Attraverso i mezzi di comunicazione, Maria Claudia ha fatto sapere che non ha patente e non vuole dover contare solo sul pur prezioso mondo del volontariato e sulla sua famiglia per raggiungere la sua sede lavorativa. Finora, è stata accompagnata al lavoro, in varie scuole, dalla sorella, già molto impegnata per motivi famigliari. Al telefono, Maria Claudia mi ha parlato molto e benissimo della sua famiglia, che l’ha sempre sostenuta nel suo percorso formativo e di vita.
“Non chiedo assistenzialismo. Voglio solo poter andare a lavorare prendendo mezzi pubblici accessibili, come è possibile fare in Europa. Lo Stato mi ha formata, mi ha conferito laurea e titoli di perfezionamento; mi ha resa una risorsa per la scuola, ma attualmente deve rispondermi: deve dirmi se vuole che, in Italia, i disabili lavorino! Io voglio lavorare, ma lo Stato deve rendere il mio lavoro possibile”.
Mi auguro che, nel mare di burocrazia in cui sta nuotando, mentre chi di dovere si dimostra totalmente “indifferente, e superficiale, mi auguro che tu lo scriva” – mi dice – alla mia situazione reale” , possa trovare la sua (meritata) soluzione. “Non voglio lasciare i miei alunni, consapevole della mia condizione. Cioè per loro sono la loro insegnante che svolge il suo lavoro, e posso farlo anche perché ho preso consapevolezza, prima, della mia disabilità”.
Sul fronte normativo, questo è il fatto più grave, si registra un grave “vuoto che io denuncio e che si deve denunciare, bisogna scrivere, poi seguirò il mio destino”: come docente precaria, Maria Claudia, non può usufruire dei benefici previsti dalla Legge 104/92 per quel che riguarda l’avvicinamento al luogo di residenza. “La situazione dei disoccupati (io aggiungo precari) con disabilità in Italia è fondamentalmente una questione di violazione di diritti umani” – dice il dottor Griffo a Malafarina). Su questo si deve riflettere, anche oggi!!!!.
A fine telefonata, Maria Claudia mi ha detto che, così come ha denunciato la sua situazione attuale, informerà i media dei riscontri positivi che le ho augurato di ricevere presto! Finora, silenzio totale!.
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