di Maria Stella Falco
Il 10 luglio di quest’anno, sulla bacheca Fb del Centro Integrazione dell’Università del Salento, la “seconda famiglia” per molti studenti disabili, ho trovato un post della mia amica Serena Grasso che invitava, chiunque volesse, a partecipare alle “prove vestiti” in vista di una sfilata di moda – per Mg Sportwear e Original Marines – a cui avrebbero partecipato “Habilmente insieme. Per mano sorridendo” bambini e ragazzi disabili e non!
Questo articolo vuole essere la narrazione di un’esperienza speciale, paradossalmente indescrivibile, per molti bambini, pure piccolissimi, e ragazzi!
Non ho avuto nessuna esitazione: come tanti altri, ho deciso di contattare Federica Maria Ruggirei, dell’Associazione “Non voglio mica la luna”, per dare la mia adesione. Avevo in mente la voglia di fare un’esperienza del genere, ma non pensavo di poterla fare così presto!
Il giovedì successivo avrei fatto, come d’accordo, la mia “prova vestiti”. Cominciai ad essere emozionata, tesa all’idea di questa possibilità che mi è stato permesso di cogliere. Il giorno della prova, per me fu scelto un vestito, per colore e modello, “in sintonia” col mio modo di vestire abituale. Insieme agli organizzatori, decisi di indossare pure una collana vistosa e di mettere uno smalto colorato per l’occasione. “Deve essere una festa di colori – mi disse Federica Ruggeri, anima dell’organizzazione dell’evento, mamma di Luna – dovrete divertirvi, emozionarvi ed emozionare. La comunità ha bisogno di eventi come questi per recepire messaggi positivi! Non è importante come sfilerete – e, per me, sfilare, pensavo fosse impossibile, visto che già il mio modo di camminare è un po’ “particolare” – mi ripetevo in mente ascoltandola parlare – , in carrozzina o accompagnati per mano, ma il fatto stesso che sfilerete”.
“Voglio sfilare con i tripodi, camminando – le dissi quel giorno – perché così facendo, per me, la sfilata avrà un significato ancora più forte, più bello, più speciale”. “Ottima scelta” ascoltai rispondermi. Essere motivati a far qualcosa è la “migliore medicina” in casi come il mio. Ripenso al percorso che mi ha fatto camminare fino a questa opportunità; ripenso a quando, per motivi che non condivido più, per certi versi, avevo deciso di non camminare “da sola”. Aiutata da tanti, il più grande aiuto l’ho avuto pure da me stessa, quando ho deciso di volermi rimettere in gioco.
Ognuno dei partecipanti ha avuto un suo motivo per sfilare. Già dal giorno in cui feci la mia prova vestiti, ebbi la possibilità di conoscere tanti bambini, tanti ragazzi e ragazze, con una loro storia; quella storia che, qualcuno mi ha raccontato nel “dietro le quinte” prima della sfilata. Dovevamo allentare la tensione e l’emozione, quindi, mentre ci preparavamo, chiacchieravamo, i più piccoli giocavano. Anche io raccontai la mia storia, con naturalezza, come cerco di fare sempre; quella stessa naturalezza con cui qualche ragazza “normodotata” mi chiese di raccontarle il perché della mia disabilità. È stato bello essere circondata da bambini. Da volontaria di Servizio Civile ho imparato ad apprezzare la loro compagnia, e ho apprezzato la loro compagnia pure domenica. Domenica ho ripensato alle parole di Federica: “tra normodotati e disabili non c’è nessuna differenza, forse qualche ostacolo in più da aggirare, ma comunque si può fare tanto. Pure una sfilata!”
Conobbi pure tutti gli organizzatori: nel dietro le quinte i genitori non erano ammessi; tra prove e chiacchierate, ci siamo preparati “da soli”, psicologicamente e concretamente, alla sfilata. Ottima scelta pure questa!
Prima della sfilata, mi sentivo un po’ “inviata”, un po’ ragazza fortunata di poter vivere un’esperienza stupenda come quella che ho vissuto. Adoro vivere esperienze così!
L’evento è stato previsto, e si è effettivamente svolto, il 19 luglio 2015 presso l’ “Oasi Tabor” in località Cenate, Nardò (Lecce). Una piccola nota: la struttura, che ci ha accolto per il dietro le quinte e per la sfilata, l’ho trovata molto accessibile. Chissà, in futuro forse vorrà essere inserita nel Catalogo Viaggiare disabili! Staremo a vedere! Andate a trascorrere una bella vacanza, in un bel posto. Potete trovare maggiori informazioni a riguardo consultando il sito internet http://www.oasitabor.net/
Il Comune ha patrocinato la manifestazione voluta dalla rete solidale del paese per sensibilizzare “sull’argomento” disabilità e sulla necessità di promuovere, anche attraverso una sfilata di moda, l’inclusione sociale, ha avuto pure lo scopo di raccogliere fondi a favore di tutti i bambini e ragazzi disabili della zona che hanno bisogno di sottoporsi a cure mediche costose ma fondamentali per la loro salute. Hanno promosso l’iniziativa, unica nel suo genere dalle “nostre parti”, l’ Associazione ONLUS “Non Voglio Mica La Luna” e l’Associazione “A.V.O.C.A.D.”, in collaborazione con l’UCN Unione Commercianti neretini. “Guest star” della serata, “Il Peccato Di Eva”, gruppo da sempre attivissimo nell’ambito benefico, solidale e sociale, che ha allietato la serata. Daniela Cataldi, ideatrice dello stesso gruppo, inoltre, ha condotto la serata, insieme a Federica Maria Ruggirei.
Guest star pure il gruppo “Nui Nisciunu” che pure si è esibito in concerto. Presenti anche i gruppi Scout Nardò 1 e 2, che hanno aperto la serata con una fiaccolata. L’elenco dei partners continua: all’iniziativa hanno partecipato i ragazzi della Comunità Militante “Andare Oltre” e i ragazzi delle varie Associazioni presenti sul Territorio, “modelli/e per un giorno”. Testimonial della serata una giovanissima ragazza originaria di Massafra che ha vissuto però un po’ ovunque, in Italia. Ha una contagiosa voglia di vivere e di raccontarsi, le sue parole stupiscono tutti.
La sua partecipazione alla sfilata non è stata casuale. Teresa ha raccontato di sé pure dopo aver sfilato: ha cominciato a sfilare, per “gioco” all’età di 13 anni. “Conciliando lavoro e studio, vivevo questo impegno come un vero lavoro, a volte troppo stressante, per me – mi dice al telefono quando la ricontatto per intervistarla – perché ero un po’ severa con me stessa”. Dando la sua testimonianza, ha parlato a tutti del suo incontro con “la sua condizione”, come definisce la Sclerosi Multipla con cui convive dall’età di 16 anni (“la SM – mi dice – prima la chiamavo la mia nemica, ora la chiamo la mia compagna”). È interessante continuare ad ascoltarla mentre mi dice che ha sfilato per marchi di portata nazionale e ha partecipato a vari concorsi di bellezza, arrivando in semifinale a Miss Mondo; “sono stata anche giurata, sai – continua – dopo aver scoperto il mio problema è arrivata l’occasione giusta anche per partecipare, nel contesto in cui avevo deciso di impegnarmi, nel ruolo migliore per me, per quel momento….si chiama “legge dell’attrazione””.
Le faccio presente che le sto facendo domande per poter arricchire questo articolo, senza volerla mettere in difficoltà nel rispondermi: mi risponde dicendomi che sono molto professionale nell’intervistarla. Lei continua a darmi l’impressione di avere una grinta inestimabile: ne ho conferma quando mi dice di aver praticato, fin da piccola, ogni tipo di sport, anche estremo – il “Volo dell’Angelo”, tra le Dolomiti Lucane, è solo un esempio! “Se prima potevo correre adesso faccio una passeggiata – mi dice – ho semplicemente adattato la mia esigenza di continuare a fare sport alla mia condizione. Si può fare!”
Teresa ha ottenuto ottimi risultati pure nello studio, a scuola (ha frequentato il liceo scientifico) e all’università (del Salento, dove studia Giurisprudenza).
La sua esperienza di vita le ha permesso di riconsiderarsi come persona, di essere ben felice di dare la sua testimonianza durante eventi come quello a cui ha partecipato domenica, quando ha incoraggiato tutti a vivere la propria vita, che di per sé è già un dono – ha detto – al meglio e ha sensibilizzato riguardo alla disabilità che, seppur per ognuno diversa, permette di fare tantissime esperienze. Teresa non perde occasione per ringraziare la sua condizione e le sue gambe perché l’hanno condotta, l’hanno portata, a vivere una vita serena e piena, nonostante tutto. Il messaggio che Teresa ha condiviso domenica è che la sua missione è condividere questa sua verità: “Anche il male ha una sua funzione…prendere coscienza, trarre insegnamenti e finalmente vivere pienamente”.
“Sfilare per me non significa più solo fare pubblicità al vestito che indosso, perché è questo che fanno le modelle. Sfilare, per me, significa affrontare la passerella nel modo in cui mi è possibile – aiutata dalla mia stampella (che usa abbinare ai vestiti) – con il portamento ( elegante, da professionista ) che mi consente di avere la mia condizione”.
Nella stupenda cornice dove si è tenuta, sotto gli occhi di tantissimi genitori e tantissima gente, compresi gli ospiti della struttura alberghera, la sfilata si è svolta nel migliore dei modi per tutti. A me, mentre sfilavo, tremavano le gambe dall’emozione, il pubblico era come se non esistesse. Ognuno di noi, durante la sua sfilata vedeva solo uno scintillio di luci provenienti da macchine fotografiche e cellulari. Così come ho detto al microfono a conclusione dell’evento, per ringraziare tutti gli organizzatori. Per dare inizio al “nuovo inizio”, come l’ha definito Federica, è stata lanciata in aria una composizione di palloncini colorati.
È stato davvero un nuovo inizio, un’esperienza nuova per tutti, sicuramente da ripetere, come tutti ci siamo ripromessi di fare, dopo l’estate.
La serata, mentre sul luogo si diffondeva musica popolare salentina, è terminata con la degustazione di prodotti tipici offerti dalle varie Associazioni e dall’Oasi Tabor stessa.
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