Recensione di Maria Stella Falco
Abbiamo già segnalato questa recente pubblicazione, con un’intervista all’autrice Martina Naccarato (https://www.italiaccessibile.it/intervista-martina-naccarato-autrice-del-libro-leggere-la-disabilita/). Rispetto a tale pubblicazione, dunque, abbiamo già fornito qualche dato utile al reperimento del testo e qualche spunto di riflessione.
Avendo ora scelto, perché il testo lo merita, di proporne una breve recensione – breve, perché lo scritto merita di essere “scoperto” e apprezzato gradualmente da ogni lettore, ci si soffermerà sui suoi contenuti.
A chi scrive la recensione, pare esaustiva la dicitura con cui questo libro viene presentato dall’editore al pubblico: esso è “il nucleo essenziale” della tesi di laurea magistrale di Martina Naccarato, che tratta un tema molto caro a chi scrive: “letteratura e disabilità”.
Citando il saggio di William Grandi Una poetica per l’inclusione della disabilità, Martina fa notare a al lettore che la letteratura (anche per l’infanzia, italiana e straniera), potendo narrare l’inenarrabile e potendo utilizzare la finzione, consente di aprire gli occhi interiori, di guardare oltre la propria condizione e di dialogare senza “barriere narrative”. Diventa un immenso specchio speciale nel quale si riflettono non solo i desideri, le aspettative, i sogni di ciascun lettore, ma pure le sue paure, le sue ansie, le sue inquietudini, il suo disagio, potendo così essere affrontati e superati.
Come ha sostenuto Martina Naccarato rispondendo all’intervista rilasciataci, la sua tesi ed il libro sono frutto di un ottimo lavoro rielaborazione e di collazione e si compongono di tre parti: la prima introduttiva, quindi più generica ma anche “tecnica”, parla della disabilità e dei vocaboli che appartengono a questo “ mondo “, purtroppo, ancora poco noto (ma affascinante); nella seconda vengono analizzati romanzi, biografie ed autobiografie che, a loro modo, affrontano il tema della diversità, e nello specifico, dell’handicap. Nella terza ed ultima parte del testo sono contenute testimonianze di persone con disabilità che, nonostante le oggettive difficoltà quotidiane, non solo sono in grado d’inseguire i loro sogni, ma riescono a vivere a pieno la vita, e, lo fanno sempre sorridendo.
Chi scrive la recensione, nell’ultima parte del testo, ha trovato parole che – si è detta – potrebbero valere pure per sé; parole che, umanamente e professionalmente, l’hanno fatta riflettere ed arricchita:
“[…] Ho trovato dentro di me una forza che non sapevo di possedere e ragioni di vita che mai avrei immaginato. Sono caduta e ho imparato a rialzarmi. Senza rimorsi. Senza se. Senza ma. […] Adesso so cosa sono davvero i mostri! Ma io ho scelto di vivere, non di sopravvivere. E allora ho iniziato un percorso in salita. Una selva oscura in cui la mia sola guida è la mia forza. Ho guardato nei bozzoli più segreti della mia anima e ho visto me stessa. Eccomi: sono sull’orlo di due precipizi che si allontanano vorticosamente uno dall’altro. Urlo il mio nome da ambo le parti. Gli echi delle mie due voci rimbalzano e si fondono. Trovano vigore uno dentro l’altro. E l’eco si fa voce. Forza. Coraggio. Ho capito che sono sempre io […]. Ho riacciuffano i miei sogni quasi sbiaditi alla deriva. Ho riacciuffato la mia vita. E adesso ne sono padrona. Nulla è impossibile, basta solo volerlo” (Testimonianza di Roberta Macrì)
Relativamente al tema affrontato e ai contenuti dell’opera, l’autrice offre quello che, nel complesso, chi scrive, giudica un lavoro interessante ed arricchente: chi scrive, ha pure trattato questo argomento nelle proprie tesi di laurea, soffermandosi, però, solo sugli studi e sulle testimonianze italiane contemporanee a proposito di “letteratura e disabilità”.
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